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Articoli D&D: ASPETTI STORICI
Postato il Sabato, 18 dicembre @ 18:39:28 CET di Redazione-web

Quando ancora non era nota l’esistenza degli ormoni, in che modo gli scienziati cercavano di spiegare l’attività degli organi del corpo umano e certi stretti legami tra un organo e l’altro, evidenti già all’osservazione empirica?

ASPETTI STORICI

LA “MERAVIGLIOSA ARMONIA”

Di Rossella Minocchi (Ostetrica)

Articolo pubblicato in D&D n° 29“GLI ORMONI COME RISORSE ENDOGENE”

Quando ancora non era nota l’esistenza degli ormoni, in che modo gli scienziati cercavano di spiegare l’attività degli organi del corpo umano e certi stretti legami tra un organo e l’altro, evidenti già all’osservazione empirica?
E’ assai interessante, per esempio, esaminare quanto è stato scritto nei secoli passati, a proposito del legame tra seni ed utero, relazione evidente fin dai tempi più antichi e in vario modo definita: COMMUNIO, COLLIGANTIA, CONSORTIUM, SYMPATHEIA.
A partire da Galeno (II° secolo d.C.), ininterrottamente fino alla PHYSIOLOGIA di Halber (XVIII° sec.), si continua a considerare valida ed efficiente la definizione: “Magnus est uteri mammarumque consensus”.

Bernardino Ramazzini, perfettamente consapevole dei limiti della scienza medica del suo tempo, nel 1700 scriveva: “Si deve credere che il divino architetto abbia costruito l’utero e le mammelle con strutture e meccanismi ancora ignoti, di modo che, per una legge costante, allo svuotamento dell’utero fa seguito la produzione del latte (...). Perché dunque le mammelle risentono delle influenze dell’utero, e non così gli altri organi, almeno nello stesso modo e con la stessa regolarità? Certamente per quel legame di simpatia, ancora sconosciuto nei suoi meccanismi, che sfugge all’indagine anatomica, ma che forse un giorno verrà completamente chiarito (...). Bisogna infatti ammettere che l’armonia delle mammelle con l’utero è una cosa meravigliosa, ma che ancora è ignota all’intelligenza umana e all’indagine anatomica.” (De Morbis Artificum Diatriba, Ultrajecti 1703).

BREVI CENNI STORICI SUGLI ORMONI

Gli ormoni sono sostanze che catalizzano numerose reazioni biochimiche dirette a mantenere le condizioni di omeostasi del nostro organismo. Il termine “ormone”, dal greco hormain (eccito, risveglio), fu introdotto agli inizi del ‘900 da Bayliss e Starling, per indicare quelle sostanze che vengono secrete da un organo e una volta immesse nel circolo ematico raggiungono il cosiddetto organo bersaglio di cui vanno a stimolare la funzione. Tale termine fu applicato per la prima volta alla secretina duodenale (si forma nella mucosa duodenale per azione dell’acido cloridico e va a stimolare la secrezione esterna del pancreas). La parola “ormone” è poi entrata nell’uso generale ed è rimasta anche dopo che si è scoperto che il loro effetto consiste non necessariamente in una stimolazione, ma anche in una inibizione o una modificazione di determinate funzioni. E’ sempre Starling ad utilizzare per la prima volta nel 1905 la definizione di “messaggeri chimici” a proposito degli ormoni, proprio per indicare la loro capacità di esercitare il loro effetto specifico a distanza.
R.M

Già gli scienziati greci, Aristotele, Ippocrate, Galeno, avevano elaborato una teoria sulla origine ematica del latte (teoria emogenetica del latte e del seme), che è soprattutto una teoria sulla differenza sessuale: latte e sperma hanno entrambi origine nel sangue; questo implica che i corpi maschili e femminili non differiscono tra loro per composizione o struttura dei loro organi, ma unicamente per le modalità di cottura del sangue. Uomini e donne hanno uguale struttura vascolare, la differenza sta nella maggiore o minore, a seconda dei casi, capacità di cottura e sbiancamento del sangue da parte dei vasi sanguigni. Siccome il rapporto sessuale interferisce con la distribuzione del sangue nel corpo della donna, gli scienziati erano tutti concordi nel vietare espressamente il coito delle nutrici.
La “teoria emogenetica del latte e del seme”, come spiegazione scientifica della “meravigliosa armonia” che lega utero e mammelle, dominò incontrastata per tutto il Rinascimento, nonostante che i tentativi degli anatomisti dell’epoca di identificare la connessione vascolare tra questi due organi, di cui Galeno parla, fossero tutti falliti.

L’anatomista olandese I. Diemerbroeck fu il primo a sostenere l’importanza dell’elemento psichico nella produzione del latte (Anatomes Corporis Humani, Ultrajecti 1671): il desiderio di allattare il bambino svolge un ruolo decisivo nella puerpera (desidereosa cogitatio), ma anche in una vergine i pensieri lascivi e la stimolazione meccanica dei capezzoli possono provocare la produzione di latte. Questa teoria fu subito stroncata da Ramazzini, il quale notò come nelle donne che si rifiutano di allattare, e quindi non possiedono la “desidereosa cogitatio”, il latte si formi ugualmente dopo la nascita del bambino. Ancora, a metà dell’800 Sir Astley Cooper ribadì la validità della teoria emogenetica, introducendo però una novità: il legame tra utero e seni non è di natura vascolare, ma nervosa attraverso “il gran nervo simpatico, le cui branche sono incorporate ai nervi dorsali delle mammelle e sono largamente distribuite all’utero per connettere il funzionamento delle due parti.” (The Anatomy And Desease Of The Breast, Philadelphia, 1845).

Solo alla fine dell’800 prende corpo e si consolida l’idea che la “meravigliosa armonia” sia dovuta all’azione dei messaggeri chimici, gli ormoni, ai quali si deve lo sviluppo, la conformazione delle mammelle e la produzione del latte.
A partire dai primi anni del ‘900, man mano che si affinano le tecniche diagnostiche e la ricerca nel campo della biochimica progredisce, si scopre il grande numero di ormoni che regolano le varie attività del nostro organismo e si cerca di interpretarne la dinamica biologica, rintracciandone le strette correlazioni con il sistema nervoso ed endocrino.
L’analisi accurata della letteratura in nostro possesso sulla “meravigliosa armonia”, dagli scienziati del periodo classico in poi, ci offre degli spunti di riflessione di natura strettamente socio-antropologica.

A partire da Aristotele, il corpo della donna, fisicamente, materialmente custodito entro le mura domestiche, è stato oggetto di dibattiti e disquisizioni sofisticate senza però che mai la donna potesse in alcun modo partecipare a queste speculazioni filosofiche. La sua visibilità sociale è stata a lungo legata alla funzione procreativa, assegnandole tuttavia il ruolo di “contenitore” vivente di un futuro cittadino. Il corpo femminile è stato fatto oggetto di innumerevoli classificazioni, imprigionato nella fissità di ruoli immutabili, eterni per legge di natura, fonte di un ricco immaginario simbolico costantemente alimentato da una sorta di “paura” maschile per le potenzialità femminili.
La meretrice, la strega, sono metafore, rappresentazioni simboliche di una alterità che, spesso, ancora oggi mette timore e che si cerca di imbrigliare, vuoi con la costruzione di immagini mediatiche di donne irraggiungibili, vuoi con l’uso di una medicina arrogante ed invasiva ... e chi più ne ha più ne metta.

Da Galeno a Freud le considerazioni sulla donna si ripetono: il discorso scientifico e i discorsi comuni si fanno garanti l’uno dell’altro, si rimandano reciprocamente, come in un gioco di specchi, l’immagine di un essere incompleto, schiavizzato dai suoi stessi organi.
Poco possono fare le scoperte in campo scientifico, i progressi nelle discipline mediche, se la rappresentazione maschile del corpo femminile rimane pressoché la stessa. Così come nel IV° secolo a.C., nella Grecia classica, gli scienziati vietavano il coito alle nutrici in quanto interferiva con la produzione di latte di buona qualità, allo stesso modo nel corso dei secoli, persiste la difficoltà di filosofi e medici a recepire il seno contemporaneamente come fonte di nutrimento e fonte di piacere. Ma questo non ci deve meravigliare perché è difficile anche per noi, donne del quasi III° millennio, “vivere la inevitabile coesistenza dell’esperienza materna ed erotica del seno non come una contraddizione, ma come una “meravigliosa armonia”

Riferimenti: Gianna Pomata LA MERAVIGLIOSA ARMONIA. IL RAPPORTO TRA SENI ED UTERO DALL’ANATOMIA VASCOLARE ALL’ENDOCRINOLOGIA a cura di Giovanna Fiume. Madri. Storia di un ruolo sociale, Marsilio ,Venezia ‘95).


 
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